“I
monumenti funebri della famiglia De Bartolomei”
(da Vincenzo Bindi : Raffaello Pagliaccetti
Scultore. Notizie biografiche ed artistiche.
Rivista “Nuovo Convito” n.9 del 1916)
Il
Signor Ing. Gaetano De Bartolomei, benemerito cittadino
giuliese, volendo degnamente onorare la memoria del suo
chiarissimo zio, Angelo Antonio Cosimo De Bartolomei,
archeologo, poeta, economista, storico, commise al
Pagliaccetti lo incarico di eseguire un monumento
sepolcrale in marmo, che stesse testimone della sua
pietà e della sua gratitudine verso il congiunto,
compianto ed amato, da cui venne istituito erede. Fu
questa una delle prime grandi opere condotte in marmo
dal Pagliaccetti, degna veramente di lode, sia per i
superbi altorilievi, che rappresentano i tre Geni della
storia, dell’archeologia e della poesia, scolpiti sul
davanti, i quali, con fiaccole spente in mano, mostrano
nell’atteggiamento del volto e della persona, mestizia e
dolore, sia per i vaghi intagli di fiori simbolici,
papaveri, spighe, lauro e mortelle, condotti con così
rara perfezione e magistero il scalpello da sembrare
opera, non di marmo, ma delicatissimo ricamo, sia infine
per il mezzo busto del De Bartolomei, che corona il
monumento, scolpito con sì elegante semplicità, con
tanta espressione degli occhi e del volto e con così
grande naturalezza da rendere il carattere arguto e
festevole, e, nel tempo stesso, dolce e bonario
dell’illustre Estinto: egli par vivo e parlante.
Questo monumento sorge in una cappella gentilizia, di
ben proporzionate forme architettoniche, che si eleva
nella maggior piazza di Giulianova, eseguita sul disegno
del compianto architetto teramano Sig. Lupi. Essa ha
forma rotonda, sormontata da cupolino diviso in quattro
riquadrature.
Nel piccolo vestibolo della cappella si ammirano, dello
stesso Pagliaccetti, due altri monumenti innalzati:
l’uno a Luigi De Bartolomei, fratello minore di Gaetano,
aiutante maggiore della Guardia Nazionale, giovane di
grandi speranze, rapito a 25 anni alla famiglia e alla
Patria; l’altro dedicato alla memoria delle virtù e
dell’animo retto e gentile di Giovanni De Bartolomei,
padre di Gaetano. Luigi è scolpito ad alto rilievo in un
medaglione di purissimo e nobile marmo statuario di
Carrara, ed è raffigurato nella divisa di portabandiera
della Guardia Nazionale, con la sciarpa a tracollo;
d’intorno gira una corona di lauro e di quercia, che
mirabilmente e con molta arte s’intrecciano: il tutto è
incastrato in una lastra di marmo venata, che forma così
quasi un quadro con cimasa, portante nella parte
inferiore, scolpita a piccolo rilievo, una corona di
semprevivi al naturale, ad indicare l’eternità
dell’affetto per il caro estinto, e lo stemma gentilizio
di casa De Bartolomei.
Il
secondo è raffigurato al vero in un busto, che è degno
compagno di quello di Angelo Antonio Cosimo, per
rassomiglianza, naturalezza, verità e squisito magistero
di scalpello: è collocato in una nicchia di verde antico
semplicissima.
Le
seguenti epigrafi rendono ragione dell’opera:
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