Giulianova. Rimessa
in Tribunale la perizia sul naufragio in cui perirono Lorenzo e
Giorgio Serafini
Freccia nera, doppio omicidio
Un altro natante agganciò le
reti del peschereccio giuliese
Ora s’indaga per
risalire all’imbarcazione che causò la tragedia
GIULIANOVA - Il Freccia Nera non è affondato. L'hanno affondato. Non
è stato il mare a tradire il piccolo peschereccio giuliese uscito
dal porto il 9 maggio e mai più tornato. E' stato un altro
peschereccio. E non sono state le onde dell' Adriatico ad uccidere Lorenzo e Giorgio
Serafini ma i potentissimi motori di un'altra barca, che avrebbero
agganciato con la propria rete quella del Freccia Nera, tirandola a
fondo. Sarebbe quella dell'incidente di pesca, dunque, l'ipotesi
considerata più probabile dall’ingegnere marittimo Fausto Pataccini,
incaricato dalla Procura della Repubblica di effettuare la perizia
tecnica sul peschereccio. Dopo mesi e mesi di indagini, di
verifiche, di prove in laboratorio e di ricostruzioni al computer,
l'ingegnere anconetano ha rimesso, ieri mattina, la perizia sul
tavolo del sostituto procuratore Paolo Pompa, titolare
dell'inchiesta.
Ora sulla scrivania del magistrato c'è un
fascicolo con una sola risposta ma che apre la possibilità a mille
altre domande. Qual'era il peschereccio che ha affondato le reti del
Freccia Nera? Perché nessuno si è accorto di quanto stava accadendo?
E' possibile che un groviglio di reti così potente da tirare a fondo
il Freccia Nera non sia stato neanche avvertito dell’altro
peschereccio? E se qualcuno ha visto e sentito perché non è stato
lanciato l'allarme? Mille domande senza risposte perché ora saranno
le decisioni che prenderà il magistrato a stabilire se l'inchiesta
deve andare avanti. Anche se potrebbe non essere facile scoprire da
dove fosse partita la barca che a dodici miglia dalla costa,
incrociò le reti del Freccia Nera.
Tecnicamente, secondo quelli che potrebbero
essere le risultanze della perizia, potrebbe essere avvenuto un
incastro tra i divergenti delle reti, cioè tra i tiranti metallici
che servono a tenere le reti dello strascico sott'acqua e ben
aperta, i "divergenti" del Freccia Nera e quelli dell'altro
peschereccio potrebbero essersi incastrati facendo in modo che le
seconda barca più potente di quella giuliese abbia tirato a fondo il
Freccia Nera con una tale rapidità che i Serafini, padre e figlio,
non riuscirono neanche a dare l'allarme.
Quella dell'incidente di pesca era stata la
prima ipotesi immediatamente dopo la sciagura. Ma erano state
ventilate anche altre possibili soluzioni all'enigma ma nessuna
percorribile in realtà come quella del sommergibile
di passaggio o del relitto agganciato dalle reti, poi scartate e gli
sforzi della Procura si erano concentrati sull'ipotesi di un
naufragio causato da un "elemento mobile" sottomarino. Il Freccia
Nera affondò in pochissimi secondi, Lorenzo Serafini morì nuotando
nel tentativo di arrivare in porto, mentre suo figlio Giorgio è
stato restituito al mare soltanto dopo diversi mesi.