Provincia di Teramo - Persone : Vincenzo Comi

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Vincenzo Comi (1765-1830)

 

Copertina della "Storia ecclesiastica e civile della regione più settentrionale del Regno di Napoli - detta dagli antichi Praetutium, ne' bassi tempi Aprutium - oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina"

scritta dal dottore di Leggi

D. NICCOLA PALMA

Canonico della Cattedrale Aprutina,

Socio dell'Instituto di Corrispondenza Archeologica di Roma e della Società Economica del primo ulteriore Apruzzo

 1832, 1833, 1834, 1835, 1836

 

Niccola Palma (1777-1840), presbitero e storiografo, è considerato il maggior storico della Provincia di Teramo in virtù di questa opera monumentale in 5 volumi, con la quale raccolse importanti riconoscimenti anche al di fuori dell’ambito locale. Ordinato sacerdote nel 1801, conseguì l’anno dopo la laurea in Diritto Civile Canonico. Senza tralasciare predicazione ed insegnamento, dedicò buona parte della sua vita a coltivare la sua passione per la ricerca storica.

 

 

(da: Storia ecclesiastica e civile della Regione più Settentrionale del Regno di Napoli, oggi città di Teramo e Diocesi Aprutina di Niccola Palma, presso U. Angeletti - Teramo, 1832 – 1836. Volume V - Notizie biografiche degli uomini illustri, pp.131-132)

 

Una delle perdite degli amici, le quali amareggiano la lunga vita di Melchiorre, (de’ Marchesi Delfico), fu quella di Vincenzo Comi, accaduta in Giulia nel dì 10 Ottobre 1830, in età di 64 anni, essendo nato in Torano nel 1766 [in realtà era nato nel 1765, il 3 novembre]. Avviato dal genitore Alessio per la medicina e mandato in Napoli a compierne gli studj, Vincenzo, a preferenza degli altri rami di quella ben vasta scienza, attese alla chimica, e con tale successo che ivi nel 1790 diè alle stampe una Memoria sull’acqua Minerale di Salerno, dedicandola al protomedico Vivenzio.

Presa la dottorale laurea, venne a stabilirsi in Teramo, ove acquistò tantosto grido di egregio medico: ma il genio portandolo quasi esclusivamente alla chimica, ei dopo breve intervallo più esserlo non volle. A lui rendendo giustizia Orazio Delfico (Osservazione su di una piccola parte degli Appennini) registrò di aver tentata la ricerca e fatta la scoperta del carbone fossile in diversi siti a qualche distanza dalla città e più verso i monti, insieme col valente chimico Dott. Comi e col professore Quartapelle. I chiari naturalisti Fortis, Zimmermann, Spallanzani, e Thouvenel lo vollero compagno de’ loro viaggi nel nostro Regno. L’escursione fatta alla montagna del Vesuvio di conserva col terzo costò cara al chimico Apruzzese, che dall’aver troppo a lungo respirato quelle mefitiche esalazioni ebbe lesi gli organi del petto.

Tornato ricco di cognizioni e di amicizie novelle, fu in grado di intraprendere la compilazione di un’opera periodica col titolo Commercio scientifico d’Europa col Regno delle due Sicilie per i professori ed amatori di Chimica, Fisica, Storia naturale, Medicina, Farmacìa, Chirurgìa, Agricoltura, Economìa domestica, Arti e manifatture, etc. Giornale composto di sei volumi l’anno, Teramo nella stamperia Bonolis in 8.

A subbietto grandioso cotanto ei corrispose a meraviglia per un anno, avendo pubblicato i sei promessi volumi, non per bimestre, a tutto il 1792. Considerevole vi comparisce l’elenco degli associati per cariche e per lettere rispettabilissimi. Vi si leggono due articoli affatto proprj del compilatore. Uno nel II. volume: La vera bacchetta divinatoria, ossia il mineroscopo Thouveneliano difeso, cui dato aveano impulso i fenomeni osservati in un socio de’ viaggi di Thouvenel di cognome Penet, soprannominato macchina vivente, il quale dalla natura dotato di magnetismo animale, mercè gli effetti fisici che in se sperimentava, veniva ad indicare le miniere sotterranee. L’altro nel volume VI: Riflessioni sulla nitriera minerale e naturale del Pulo di Molfetta etc. indiritte al ch. Melchiorre Delfico. Di quest’opera periodica (egli avvertì nel chiuderla) il presente tomo finisce il primo ed ultimo anno, senza che di così corta durata spiegato avesse, almeno svelatamente, i motivi: ma è agevole giudicare che le guerre e le rivoluzioni tanto alle letterarie corrispondenze fatali, e che torbidissimo renderono il cadere del XVIII. secolo, cagiorano la cessazione del Commercio, il quale ridonderà sempre a gloria di Teramo: imperocchè, per quanto io sappia, niun’altra città provinciale del Regno può vantar di quel tempo un giornale scientifico.

E’ da supporsi ancora che Comi creduto avesse di trovare miglior conto nell’ingegnarsi ad applicare la chimica alle arti e manifatture. Di fatti con ben intesi meccanismi e processi aprì egli in Teramo una fabbrica di cremore di tartaro nel 1794; simile per la conciatura d’ cuoi nel 1802; ed una terza di liquirizia nel 1809. Una fabbrica pur di cremore avea eretta in Grotte a mare nel 1804: consecutivamente altra ne eresse in Giulia: e l’ultima in Popoli nel 1823. Ricomponendosi nel 1810, la società patriotica in agraria, ne fu ei trascelto segretario perpetuo.

E qui dispensar non mi vo dal notare di non aver io personalmente conosciuto uomo, che meglio di Vincenzo Comi possedesse il dono di parlare ed il talento di scrivere, a scopo di persuadere su di ciò ch’ei proponevasi d’insinuare. Bisognava una forte prevenzione in contrario per non cedere alle attrattive delle sue parole e del suo stile. Più felice nell’immaginare intraprese che nell’eseguirle, la fortuna non secondò sempre le commerciali di lui speculazioni. Essendo deputato al parlamento, le gazzette riportarono un progetto di legge da esso letto ai 21 Dicembre 1820 sullo stabilimento delle casse ipotecarie nazionali in ciascuna provincia, le quali riunissero il triplice vantaggio dello sconto, del pegno e delle sovvenzioni.

Miglior conoscitore degli elementi e delle qualità dei corpi che degli affari finanzieri, era per lui scherzevole cosa il formare, colle uve indigene, vini da scambiarsi coi forestieri più riputati, ed il distillare rosolj di nuovi sapori, di ogni colore, o spogliati affatto della materia colorante. Appunto a fin di preparare i consueti squisiti vini del 1830, l’essersi trattenuto in siti umidi più di quanto conveniva a chi era predisposto a polmonea, divenne causa che questo malore lo assalisse.

Fu allora il caso che l’inferno ne intendeva più dei medici, i quali volevano lusingarlo, perchè eglino stessi si lusingavano. Comi però chiese e ricevè i Sagramenti, prenunziando che, ad onta delle apparenze, poco gli rimaneva di vita: e l’esito dimostrò la giustezza del suo pronostico.

 

 
 

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